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Ghali: Il rap che batte bandiera italiana
«Mi sono comprato una barca», due emoji – un’imbarcazione e delle stelle – su sfondo nero e niente più. Il rapper milanese Ghali carica questo post sul suo profilo Instagram il 19 luglio 2022. Verrebbe da pensare che abbia comprato uno yacht oppure una barca a vela. E invece si tratta di un rhib, in inglese Rigid Hull Inflatable Boat (battello gonfiabile a chiglia rigida), una di quelle scialuppe arancioni su cui i soccorritori delle ong si lanciano per raggiungere le barche di migranti in difficoltà. Ghali l’ha comprata per poi regalarla all’equipaggio di Mediterranea. Insieme l’hanno chiamata Bayna.
Bayna come il nome di una sua canzone contenuta nell’album Sensazione Ultra, in cui il rapper milanese – mamma e papà tunisini – canta: «Tu sogni l’America, io l’Italia, la nuova Italia». Per spiegare quale Italia ha in testa Ghali ha rilasciato una lunga intervista al New York Times, rispondendo alle domande della giornalista americana Alia Malek, che lo ha seguito a bordo della nave di Mediterranea proprio per il varo di Bayna.
In uno dei passaggi-chiave del suo racconto al famoso quotidiano di New York emerge come Ghali sia nato in Italia, ma sia diventato cittadino italiano solo dopo aver compiuto 18 anni. Questo perché l’Italia riconosce automaticamente la cittadinanza italiana solo a chi nasce da genitori italiani (cittadinanza per “ius sanguinis”) e non per il semplice fatto di essere nato sul territorio italiano, anche se da mamma e papà stranieri.
Chi nasce in Italia da genitori stranieri è conosciuto come “italiano di seconda generazione” e ottiene la cittadinanza italiana solo dopo aver vissuto in Italia “legalmente e ininterrottamente” per almeno 18 anni, e comunque non automaticamente: non si tratta, infatti, di un diritto ma di una concessione dello Stato, che spesso può rifiutarla (potrebbe diventare un diritto automatico – al verificarsi di alcune condizioni, come ad esempio aver frequentato la scuola per almeno 5 anni – se venisse approvata in Italia una legge sullo “ius soli”: attualmente sono depositate in Parlamento tre proposte su cui discutere).
Per l’istituto italiano di statistica (Istat) il primo gennaio 2020 erano oltre 1 milione i minorenni nati in Italia da genitori stranieri: di loro più di 228 mila hanno poi ottenuto la cittadinanza italiana. Ma c’è di più. Secondo uno studio pubblicato nell’ultimo rapporto annuale Istat il 47,5% di loro dice di sentirsi italiano e parla abitualmente più lingue (in prevalenza romeno, inglese, albanese, spagnolo e arabo).
Proprio come i testi di Ghali, dove il soggetto, il verbo, l’oggetto e gli aggettivi di una singola frase possono essere tutti in lingue diverse. «Ero innamorato del rap italiano, ma non mi sentivo rappresentato, non stava parlando a me – spiega al NYT – e sapevo che in Italia cominciavano a esistere i figli degli immigrati, ma che nessuno raccontava la loro storia.»
E così ha iniziato a rappare nel 2003 – anno in cui ha scoperto il genere grazie al film 8 Mile, con protagonista Eminem – in una casa popolare di Baggio, alla periferia di Milano, dove si era da poco trasferito con la mamma. Lei lavorava pulendo case e ospedali, il papà era tornato a vivere in Tunisia dopo essere entrato e uscito di prigione per spaccio di droga. Ghali Amdouni invece stava diventando la star del quartiere, aprendo i concerti dei grandi rapper italiani e iniziando a pubblicare le sue prime canzoni. Presto tutta Italia lo avrebbe conosciuto da solista, solo come Ghali.
Il successo arriva nel 2018, con l’uscita di Cara Italia, che conquista in poche ore la posizione n.1 nella TOP 200 charts di Spotify ma soprattutto entra in testa a milioni di italiani, con versi come “Oheho quando mi dicon “vai a casa” \ oheho rispondo “sono già qua” oppure “Ma che politica è questa? \ Qual è la differenza tra sinistra e destra? \ Cambiano i ministri ma non la minestra \ Il cesso è qui a sinistra, il bagno in fondo a destra”. Il 29 ottobre dello stesso anno arriva la consacrazione, con uno show tutto esaurito al Forum di Assago e sua madre che sale sul palco per portargli una bandiera italiana, che lui indosserà come mantello.
Per lei Ghali ha scritto la canzone “Mamma”, pubblicata nel 2017, una ballata rap in cui confessa un episodio successo durante una vacanza in Tunisia, quando il rapper aveva 16 anni. «Arrivavo da Milano e iniziai a magnificare la vita in Italia a mio cugino tunisino – racconta ad Alia Malek del NYT – poco dopo lui sparì. Lo ritrovarono a tarda notte, coperto di grasso per motori. Era stato sorpreso mentre cercava di nascondersi su una barca diretta in Italia.
Sulla base di quella esperienza Ghali ha composto il testo e la musica di una canzone che suona come il canto degli “harraga” (in arabo “i bruciatori”). In Tunisia e in altri paesi arabi chiamano “harraga” quelli che migrano illegalmente attraversando il Mediterraneo, perché quando raggiungono l’altra sponda bruciano i loro documenti, evitando così che le autorità europee vengano a sapere chi sono e dove rimpatriarli.
Mare o mare, non ti agitare
Mi raccomando, portalo in salvo
Ahi ahiahi, mare o mare, ti prego non ti agitare o annego
Mi raccomando che arriva, portalo in salvo a riva
I canti degli “harraga” si alzano spesso sui barconi in traversata quando le acque sono agitate: servono a calmare i nervi ed esorcizzare le paure, ricordando le proprie famiglie, il proprio paese, e affidandosi alla volontà divina.
Nel video, un giovane tunisino che indossa la maglia della nazionale di calcio italiana ha in mente di partire nel cuore della notte.
Ghali è considerato uno degli artisti più influenti della sua generazione. Lo scorso 1 dicembre ha pubblicato il suo nuovo album Pizza Kebab Vol. 1 e nel febbraio 2024 ha partecipato per la prima volta come concorrente al Festival di Sanremo con la canzone Casa Mia, che si è classificata quarta.
Nel corso degli anni ha difeso il diritto naturale di migrare attraverso i testi dei suoi brani, i tweet e i post sui suoi profili social e le prese di posizioni politiche. Come ad esempio sostenere le attività di Mediterranea, l’ong italiana fondata da Luca Casarini nel 2018, a cui ha donato una nuova scialuppa di salvataggio per il soccorso di migranti in mare.
Appena nove mesi fa, a marzo, è salito sulla nave di Mediterranea proprio per il varo di Bayna. E’ stata l’occasione per testare in prima persona cosa succede su un rhib di salvataggio e per scrivere qualcosa con un pennarello.